Sia per un giovane libero professionista con partita IVA (abbiamo visto il caso di Alice, architetto di 30 anni), sia nel caso di un dipendente che ha già maturato parecchi anni di contribuzione (come Carlo, che lavora per una società di elettronica di consumo), il rapporto di sostituzione derivante dalla pensione versata all’INPS risulta piuttosto deludente.
Insomma, non è il caso di continuare a fare le cicale…
Una buona notizia
La buona notizia è che esiste un modo per correre ai ripari. Ed è semplicissimo, anzi ovvio: mettere da parte un gruzzolo soddisfacente che vi permetta di godervi in pace la vita post lavorativa.
Una soluzione percorribile anche da chi non dispone di grosse somme da investire in un solo colpo potrebbe essere, per esempio, l’attivazione di un PAC, un piano di accumulo del capitale: questa modalità di investimento richiede versamenti periodici e punta a restituire a scadenza un capitale maggiore della somma dei versamenti effettuati.
Per intenderci, è un po’ come mettere delle piccole somme in una specie di salvadanaio che, però, è investito in un portafoglio di strumenti finanziari. Se l’asset allocation del portafoglio è ben equilibrata e diversifica i rischi, con il passare del tempo non è difficile ottenere buoni risultati. Ve lo mostriamo subito.
La simulazione
Vediamo cosa potrebbe succedere se la nostra Alice, l’architetto trentenne, iniziasse a versare in un PAC una piccola somma di denaro – poniamo 100 euro al mese – da adesso fino al momento della pensione, quindi per i prossimi 35 anni, investendo così un capitale complessivo di 42mila euro (1.200 euro l’anno per 35 anni). Facciamo conto inoltre che i versamenti di Alice vengano re-investiti in un portafoglio bilanciato: 60% azioni mondiali e 40% obbligazioni mondiali.
[accordion title=”Metodo di calcolo”] Applichiamo ora un algoritmo di simulazione di tipo Montecarlo (per i curiosi, la tecnica si chiama “bootstrap“) ipotizzando che la distribuzione di probabilità bivariata di azioni e obbligazioni internazionali ricalchi quella storicamente manifestata dall’indice MSCI World Total Return e dall’indice JPM Global Aggregate da gennaio 1988 ad aprile 2016. La simulazione include il verificarsi di eventi estremi, quali crash di mercato, nonché di forti variazioni nelle correlazioni, quindi è da considerarsi piuttosto realistica (…diciamo che dal’88 a oggi di cose ne sono successe).[/accordion]
I risultati
Lo scenario che ci restituisce l’algoritmo lascia ben sperare: con un sacrificio tutto sommato sopportabile (100 euro al mese sono una cifra abbordabile anche a inizio carriera), si ottiene in media un capitale finale di 136mila euro, che è 3,2 volte tanto ciò che si è versato, nonostante tutte le incertezze e le crisi verificatesi nella storia.
Comè possibile?
Semplice, è il frutto di tre fattori in azione:
- un risparmio regolare
- un rendimento positivo reale, storicamente verificatosi
- la legge di capitalizzazione composta.
Ciò significa che, anche con un versamento così modesto come 100 euro al mese, nei successivi 25 anni alla data di liquidazione dell’investimento, nell’ipotesi di investirlo in modo conservativo (un portafoglio “reddito”, o “income”), la nostra Alice potrebbe contare su un’integrazione mensile di oltre 610 euro alla sua (piuttosto risicata) pensione. Naturalmente siamo stati molto conservativi: è plausibile che Alice, con il progredire della carriera riesca ad investire qualcosa in più, con grande beneficio sul capitale finale.
Sì, ma quanto si rischia?
Parliamo di una cosa importantissima: i rischi di questo investimento. Sono piuttosto limitati. Infatti, la probabilità di avere un risultato finale inferiore alla somma versata negli anni è bassissimo, 0,1% nella simulazione. E quand’anche succedesse, il capitale ottenuto sarebbe comunque superiore a 40mila euro, quindi il danno, oltre che assai improbabile, sarebbe limitato e si avrebbe comunque un gruzzolo da parte.
Al contrario, in circa 2 casi su 3 (probabilità del 67%) si raddoppia, triplica o quadruplica il capitale investito. Con 100 euro al mese. Tirando le somme, niente male.
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Guido Frassoldati / Aprile 7, 2016
Mi pare che le vostre conclusioni non tengano conto dell’inflazione di periodo, i risultati in termini reali anziché monetari potrebbero variare non poco. Non è neppure chiaro come nel conteggio influicano i costi del pac che % su 100 €/mese non sarebbero trascurabili.
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AdviseOnly / Aprile 7, 2016
Sì, è tutto in termini nominali; va detto che negli ultimi 40 anni i rendimenti REALI sono stati altissimi: mediamente stando al Credit Suisse Global Investment Returns Yearbook 2016 di Elroy Dimson, Paul Marsh and Mike Staunton della London Business School il portafoglio avrebbe reso mediamente il 4,6% reale+ 2% d’inflazione media attesa, pari al 6,6% nominale, mentre la distribuzione di probabilità simulata ha media pari a 5,4%. Quindi è stato fatto per semplificare un po’ l’esercizio, sapendo di essere più conservativi, perché utilizzando ipotesi sui rendimenti reali accompagnate ad ipotesi d’inflazione la simulazione avrebbe ottenuto risultati ancora migliori.
I costi del PAC non sono stati considerati, visto che esistono PAC a costo di versamento zero.
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BERGHEMADLER / Aprile 7, 2016
i costi del PAC rimangono : se non sono in entrata DEVONO essere caricati sulla gestione. Oppure è un PAC dei frati francescani ? Grazie comunque. Per l’ooasione di sottolineare il FATTORE TEMPO. Mai evidenziato abbastanza.
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AdviseOnly / Aprile 7, 2016
Certo che se uno fa un PAC i costi di gestione ci sono. Possono essere bassissimi, pochi bps, o altissimi, dipende dall’intermediario, dalla scelta degli strumenti d’investimento… il punto che questo post è solo un esempio per far vedere che:
1. risparmiare regolarmente paga;
2. risparmiare a lungo termine paga, fintanto che esiste un premio al rischio (non sappiamo se in futuro sarà 5%, 3% o 12%, ma se non si stravolge la struttura del mondo e ci saranno imprese in grado di produrre beni e servizi che qualcuno comprerà, il premio al rischio ci sarà);
3. la legge esponenziale degli interessi composti opera, appunto, creando una crescita esponenziale, e anche questa paga.
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Bian / Aprile 8, 2016
Scusate ma quali sarebbero i PAC con costo di versamento ZERO?!?! io non ne conosco…
in tutti i casi una comm. va da 0,50 € a 1 € per versamento… su cento euro sono molto!
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Stefano Colucci / Aprile 8, 2016
Symphonia SGR ha costo 0 sui PAC,
costo iniziale 5 euro di apertura pratica poi più nulla.
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Bian / Aprile 8, 2016
sono andato sul sito della SGR, ma non mi sembra che ci si possa iscrivere e comprare fondi/PAC direttamente con loro… tipo zenit o AcomeA..
dovrei necessariamente passare per la mia banca! o mi sbaglio?
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Stefano Colucci / Aprile 8, 2016
Di dove sei? ti posso dire il collocatore più vicino a te
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Stefano Colucci / Aprile 8, 2016
Se la tua banca è nostro collocatore si, altrimenti devi passare per Allfunds (ma non a costo 0)
se ti piacciono i nostri prodotti ti consiglio di passare per un nostro collocatore
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Bian / Aprile 8, 2016
interessante! grazie per la risposta…
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Stefano Colucci / Aprile 8, 2016
Symphonia Sgr Applica costo 0 ai versamenti PAC.
Unico costo 5 Euro di apertura pratica.
Condizioni PAC minimo 50 Euro/mese
tempo minimo 5 anni
Adatto a tutti
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dellork / Aprile 22, 2016
Ma, tanto per capirci, si tratta di una cosa simile a quella che fa Gimme5?
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