a
a
HomeECONOMIA E MERCATIECONOMIA, POLITICA E SOCIETA'Abbiamo chiesto ai venezuelani come si vive in un Paese sull’orlo del baratro

Abbiamo chiesto ai venezuelani come si vive in un Paese sull’orlo del baratro

Crisi politica ed economica

È di pochi giorni fa la notizia che la Corte Suprema del Venezuela ha concesso poteri speciali al presidente Nicolás Maduro per fronteggiare lo stato d’emergenza. Il Paese sudamericano si trova stretto tra una profonda crisi politica e una situazione economica disastrosa. Nonostante lo scorso dicembre le elezioni legislative abbiano decretato la sconfitta del presidente bolivariano Maduro e la vittoria dell’opposizione all’Assemblea Nazionale, il delfino di Hugo Chàvez non si decide a rimettere il mandato.

Intanto le condizioni economiche continuano a precipitare, complice anche il crollo del prezzo del petrolio che ha inferto un altro duro colpo a una situazione già complessa. Secondo recenti stime del Fmi, nel 2016 il Pil venezuelano dovrebbe scendere del 10%, mentre l’inflazione continua a galoppare dopo aver già registrato un aumento percentuale a tre cifre nel 2015.

Le opposizioni additano come responsabili del dissesto le politiche immobiliste di Chàvez prima e dello stesso Maduro poi, mentre il governo parla di una “guerra economica” orchestrata dall’oligarchia economica, dall’imperialismo americano, dalla Colombia, dalla Guyana e dai media internazionali.

Al di là dei fatti di cronaca e delle stime economiche, una crisi come quella che sta attraversando il Venezuela ha un impatto pesantissimo sulle condizioni di vita della popolazione. Noi abbiamo deciso di raccontarvi cosa sta succedendo nel Paese parlando direttamente con chi deve affrontare tutti i giorni l’emergenza.

Ecco allora una sintesi di alcune testimonianze raccolte – in forma anonima su richiesta degli stessi testimoni – per toccare con mano che cosa vuol dire vivere in Venezuela di questi tempi.

[accordion title=”Cosa è cambiato nelle abitudini di acquisto della popolazione, dal vostro punto di osservazione?“]

venezuela1

“Le politiche economiche della “rivoluzione” Chavista si sono tradotte in un’iper-inflazione senza precedenti nella storia del Venezuela. I prezzi dei prodotti oscillano significativamente da una settimana all’atra: basti pensare che il prezzo di un litro di latte è salito da 190 bolivares a 300 bolivares nel giro di pochi giorni. Quello che l’anno costava 100 adesso costa 1.000 e la corsa non sembra destinata a fermarsi tanto presto”.

“Naturalmente le nostre abitudini di acquisto sono cambiate radicalmente: il Venezuela è sempre stato un Paese con un’ampia fascia di popolazione appartenente alla classe media, abituata a trovare prodotti di ogni tipo al supermercato. Ora gli scaffali sono semi vuoti e la gente compra quello che trova, anche se non ne ha bisogno in quel momento. Inoltre si è affermato un sistema di cambio merce che utilizza le reti social (Instagram, Facebook, Whatsapp), molto rischioso perché spesso bersaglio della criminalità organizzata”.

“Le vendite sono regolate, per cui è concesso acquistare solo un certo numero di pezzi a persona (parliamo di prodotti di base, come la carta igienica, lo shampoo o il dentifricio) e i controlli sono talmente severi che addirittura le donne in gravidanza devono mostrare le ecografie per poter acquistare i pannolini (comunque non più di un pacco per volta)”.

[/accordion] [accordion title=”Si riscontrano delle difficoltà recandosi a ritirare soldi in banca?“]

 L’immagine si riferisce all’iperinflazione che colpì la Germania nei primi del ‘900.

“No, le banche continuano a lavorare normalmente e i bancomat continuano a erogare soldi, nonostante il Paese sia in carenza di liquidità: la gente sopravvive anche con l’aiuto delle carte di credito”.

“Il problema è che oggi il prelievo massimo giornaliero consentito (la cifra può variare tra 700 e 1.200 bolivares) è completamente disallineato rispetto al costo della vita, schizzato alle stelle a causa dell’inflazione: il taglio più grande delle banconote è da 100 bolivares, mentre la maggior parte dei prodotti di uso comune costa più di 1.000. Il risultato è che tutti cercano di prelevare la banconota da 100 bolivares, che inizia a essere introvabile nelle banche – senza contare la scomodità di andare in giro con tutte quelle banconote”.

[/accordion] [accordion title=”Ci sono problemi di approvvigionamento nei supermercati, nelle farmacie ecc.?“]

venezuela3

“Trovare i prodotti di prima necessità è diventato un calvario. I supermercati privati sono supervisionati da militari, che ritirano la carta d’identità alle prime 50 persone in coda per restituirla una volta effettuato l’acquisto, mentre nei mercati del governo si arriva addirittura a “marcare” le persone con un numero sul braccio. Un’alternativa per comprare i prodotti di prima necessità è rivolgersi a un “Bachaqueo” (la definizione di questa nuova figura arriva dalla parola bachacao, insetto simile alla formica): si tratta di una sorta di “professionista delle code”, che spesso dorme di fronte ai negozi per essere il primo ad acquistare e rivendere poi i prodotti a prezzi triplicati, con il beneplacito delle autorità”.

“Anche i farmaci sono difficili da trovare: la gente muore perché non ha le medicine con cui curarsi, negli ospedali manca tutto. Ci troviamo in una vera emergenza umanitaria!”

[/accordion] [accordion title=”Avete visto un peggioramento nelle condizioni di vita vostre o dei vostri conoscenti? Più in generale, qual è l’atmosfera che si respira?“]

chavez-inflation

“Le condizioni di vita dei venezuelani sono in caduta libera. I problemi principali delle persone oggi riguardano questioni di primissima necessità: “cosa mangio oggi? Dove trovo il medicinale che mi serve per curarmi?” Gli altri bisogni – come vestirsi, distrarsi o istruirsi – sono passati assolutamente in secondo piano”.

“Si respirano tristezza e paura. Paura per la delinquenza che regna libera nelle strade e per la mancanza di diritti che il governo non può più – o non vuole –  garantire; tristezza perché non si riesce più a vedere un futuro in questa meravigliosa terra che ci obbliga a emigrare”.

[/accordion] [accordion title=”Voi state facendo qualcosa per proteggere i vostri risparmi? Cosa?“]

Money in the Mattress

“Il concetto stesso di risparmio in Venezuela è ormai quasi abolito. Ma chi riesce a sopravvivere e ad avanzare qualcosa alla fine del mese, in genere tende a non depositare mai i soldi in banca: meglio comprare dollari nel mercato nero (a prezzi esorbitanti) o beni”.

“Con l’inflazione galoppante, i soldi diventano sale e acqua… meglio avere provviste che soldi in banca”.

[/accordion] [accordion title=”Cosa pensate dell’attuale presidente Nicolàs Maduro? Pensa che il governo cadrà?“]

Nicolas Maduro

“L’immagine del presidente Maduro è a terra. Il consenso che aveva è caduto anche tra i fedelissimi di Chávez. Il popolo e l’assemblea appena votata dalla grande maggioranza del popolo esigono la sua rinuncia immediata ma il presidente non sembra intenzionato a rispettare questo desiderio e, con  la complicità del potere giudiziario (assolutamente non autonomo), sta facendo di tutto per contrastare il potere dell’assemblea”.

“Sinceramente penso che (per il bene di tutti ) Maduro dovrebbe rinunciare, ma con il sostegno dell’esercito e del potere giudiziario, vedo difficile la sua uscita di scena”.

[/accordion] [accordion title=”C’è un’informazione sufficientemente libera nel Paese? I dati economici vengono comunicati alla popolazione?“]

venezuela7

“La libertà di informazione in Venezuela è sparita quasi del tutto: i mezzi di comunicazione sono quasi tutti in mano al governo e i pochi che sopravvivono hanno vita difficile”.

“La carta per stampare i giornali scarseggia e arriva a fatica ai mezzi indipendenti”.

“Alla stampa internazionale è quasi vietato l’ingresso nel Paese (CNN in spagnolo per esempio). E il Banco Centrale de Venezuela tiene nascosti i dati sull’economia”.

[/accordion]
Scritto da

La scrittura è sempre stata la sua passione. Laureata in Economia per le Arti, la Cultura e la Comunicazione all’Università Bocconi di Milano, è entrata nel mondo del giornalismo nel 2008 con uno stage in Reuters Italia e successivamente ha lavorato per l’agenzia di stampa Adnkronos e per il sito di Milano Finanza, dove ha iniziato a conoscere i meccanismi del web. All’inizio del 2011 è entrata in Blue Financial Communication, dove si è occupata dei contenuti del sito web Bluerating.com e ha scritto per il mensile Bluerating.

Ultimi commenti
  • Avatar

    Scenario perfetto per i sovranisti pentastellati e leghisti: secondo loro l’uscita dall’euro porterebbe il nostro Paese nel nirvana economico, tanto da consentire di abbassare drasticamente le tasse (Lega con aliquota unica al 15%) o dotare tutti di salario di cittadinanza (M5S). La realtà è che andremmo dritti in scenari sudamericani come questo descritto nell’articolo. Meditate gente.

  • Avatar

    Comunque dal punto di vista del creditore estero dei suoi TDS, il Venezuela di Maduro per ora è stato il più grande pagatore cedolare della storia.

    Io credevo sarebbe fallito con il pagamento della GLOBAL da 1.5MLD del 26/Febbraio/2016, ed invece ha pagato puntualmente, come un orologio Svizzero. La si comprava a 90 circa 30gg fa, ma non ce l’ho fatta a prenderla, troppa la paura di vendere azzerato il capitale su default disordinato.

    Perfino Ebenezer Scrooge s’inchinirebbe di fronte a cotanta volontà di pagare le cedole, con ormai meno di 14MLD$ di riserve (di cui credo la gran parte in oro).

    Entro fine anno lo Stato deve restituire 2.5MLD$ tra cedole e capitale, ma con PDVSA sono oltre 7.6MLD$.

lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.