I paesi Emergenti fanno paura, ma sono solo azioni
La tesi principale a sostegno dell’investimento nei Paesi emergenti è che sono mercati giovani con grandi opportunità, meno indebitati e con una crescita economica superiore a quella dei mercati sviluppati. Eppure, come abbiamo ripetuto più volte, Pil e mercati non vanno sempre nella stessa direzione.
Infatti, sono ormai quattro anni che i mercati azionari emergenti deludono le aspettative e non riescono a reggere il confronto con i mercati sviluppati. Solo nell’ultimo anno la perdita dell’indice MSCI Mercati Emergenti è stata del 25,8% contro il 9,5% dei mercati sviluppati (MSCI).
C’è davvero qualcosa che non va nei Paesi Emergenti? In realtà, se proviamo ad allungare un po’ l’orizzonte temporale, la risposta è no. Il rendimento complessivo di un mercato azionario può essere scomposto in tre fattori chiave:
- Dividend yield, i dividendi ricevuti dall’investimento in azioni;
- La crescita degli utili per azione (EPS);
- La variazione dei multipli (P/E), quanto si paga per la stessa quantità di utili.
Se ampliamo l’orizzonte temporale non sembra esserci così tanta differenza tra i mercati Emergenti e quelli sviluppati:
- Il rendimento annuo medio dei Paesi Emergenti (5,6%) è molto simile a quello dei Paesi sviluppati (6,1%);
- Fondamentali come la crescita degli utili (EPS) e i dividend yield sono essenziali per la performance dei mercati azionari;
- La contribuzione delle valutazioni è nel lungo periodo pressoché negativa per la maggior parte dei mercati. Dunque, in media, pagare più del dovuto la stessa quantità di utili non sembra essere una strategia vincente.
Come ha evidenziato recentemente Ben Inker[1] di GMO, i mercati emergenti come asset class hanno le stesse caratteristiche essenziali degli investimenti in azioni: sono investimenti rischiosi che nel lungo tempo remunerano dal rischio assunto, al pari dei mercati sviluppati.
Quando i mercati scendono in maniera così violenta come è successo nell’ultimo periodo non è facile rimanere lucidi e non farsi prendere dal panico, anche perché i mercati sono e rimarranno sempre degli animali complessi, in cui il caso – nel breve periodo – gioca un ruolo non trascurabile.
Quanto alla nostra asset allocation, considerando che le attuali valutazioni dei Paesi sviluppati sono praticamente a fair value, ci sembra ragionevole diversificare i nostri portafogli con i mercati emergenti, specialmente dopo questa correzione dell’ultimo periodo e nei portafogli di più lungo respiro (Pensione, Figli).
[1] https://www.gmo.com/docs/default-source/public-commentary/gmo-quarterly-letter.pdf?sfvrsn=20