In questa puntata di #ABCfisco voglio tornare su un argomento già trattato sul blog di AdviseOnly: la Tobin Tax, la piccola tassa istituita con la L. 228/2012. Oggi vediamo più nel dettaglio quanto influisce sulle nostre transazioni, evitando scrupolosamente commenti sulla sua necessità o efficacia (a questo proposito, dico solo che la Svezia la introdusse nel 1984 e la cancellò nel 1992).
Cos’è e come funziona la Tobin Tax
Questo simpatico gabello va a colpire azioni ( la categoria precisa andrebbe ricercata nell’ art.2346 del codice civile, cioè gli strumenti finanziari partecipativi ), derivati e High Frequency Trading. Sono quindi escluse le obbligazioni, le commodity e le valute, gli ETF, i fondi comuni e le Sicav. A queste semplici regole se ne affiancano altre più precise.
Per quanto riguarda le azioni, la Tobin Tax:
- è a carico dell’acquirente italiano, prescindendo da dove venga eseguita l’operazione (quindi se operate da un conto estero che non la applica, probabilmente siete degli evasori, consapevoli o meno);
- colpisce solo le aziende Italiane, anche se quotate su mercati esteri, e solo se di capitalizzazione (al 30 novembre dell’anno precedente) superiore ai 500 milioni;
- NON è dovuta se la transazione è chiusa in giornata;
- l’importo è dello 0,1% sui mercati regolamentati come Borsa Italiana, e dello 0,2% sui mercati OTC.
Se invece parliamo di derivati (Future, opzioni, CFD, Warrant e Covered Warrant ecc), la questione cambia. Innanzitutto la Tobin Tax è pagata sia dall’acquirente che dal venditore, anche se l’acquisto è chiuso in giornata, e l’importo dipende dal valore nozionale del derivato secondo i seguenti schemi, che distinguono tra mercati regolamentati e non.
Facciamo un esempio: su un mini-future con margine di 5.000€ (che equivale a circa 25000€ di nozionale), si pagheranno 75 cent per operazione. Questi valori vanno moltiplicati per 5 in caso di mercati OTC.
L’ultima possibilità di subire la Tobin Tax, è di lavorare con l’High Frequency Trading, ovvero con acquisti e vendite in un tempo inferiore agli 0,5 secondi, tipico dei robot di trading. In questo caso le transazioni sono comunque tassate se chiuse in giornata, solo l’acquirente in caso di azioni, o acquirente e venditore in caso di derivati, e anche se l’operazione viene immessa e annullata (solo quelle oltre la soglia del 60% delle operazione eseguite).
Le esenzioni dalla Tobin Tax
Ci sono 6 cause di esenzioni dalla tassa:
- fondi pensione,
- strumenti emessi da entità statali o sovranazionali (Bce, Bei, FMI),
- donazioni e successioni,
- quando si fornisce liquidità al mercato nelle vesti di market maker, nel rispetto degli obblighi di legge,
- in caso di acquisti e cessione tra gruppi societari;
- quando le transazioni sono considerate etiche o socialmente responsabili a norma dell’articolo 117-ter del decreto legislativo n. 58/98. In genere ci si riferisci a fondi o prodotti assicurativi che per statuto hanno finalità “etiche”, come microcredito, sostenibilità, commercio equo e così via.
La tassa è in evoluzione, gli stati coinvolti come pionieri (tra i maggiori Italia, Germania, Francia, Spagna) stanno ancora valutando pro e contro, in modo da decidere se estenderla a tutta Europa obbligatoriamente o meno. La Gran Bretagna invece si oppone fieramente. Il risultato sarà probabilmente di una modifica importante al modo di operare della tassa, per poter far convergere le idee contrastanti dei maggiori attori in campo.
Patricia Van Ness / Marzo 11, 2016
Salve, cosa si intende per “acquirente italiano”? Persona residente in Italia?
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Massimo Vicari / Marzo 14, 2016
Ciao, esattamente, si tratta di persona fiscalmente residente in Italia (il che è un pò diverso dalla residenza anagrafica). Ovvero, in linea di massima, se paghi le imposte in Italia, allora ti tocca la tobin tax sulle aziende italiane anche se vivi o hai un conto corrente all’estero
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Patricia Van Ness / Marzo 14, 2016
Si, conosco il concetto di residenza fiscale. E’ la residenza per la quale se hai gli interessi principali in un altro Paese ma fisicamente sei sul territorio italiano per la maggior parte dell’anno allora paghi le tasse in Italia. Se invece vivi per la maggior parte dell’anno all’estero ma hai un qualche interessuccio in Italia, allora paghi lo stesso le tasse in Italia. Insomma, praticamente sei condannato a pagare le tasse all’Italia perche’ hai il passaporto italiano. Per uscirne fuori, non solo devi togliere i piedi dall’Italia e spogliarti di ogni avere, ma ti devi liberare anche del suo passaporto.
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Massimo Vicari / Marzo 15, 2016
Esattamente.
Il fisco Italiano, come molti altri in realtà, dà la priorità al reddito prodotto non in base al luogo fisico di percezione o produzione ma in base alla persona fisica che lo riceve/produce. Il che da un lato complica molto le cose, dall’altro tenta di evitare elusioni fiscali. Ma sappiamo bene che più le leggi sono complesse più si annidono le zone d’ombra, e più a rimetterci sono quelli che non se ne riescono a districare.
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