Il portafoglio Valore Italia, realizzato nel 2011, costituito di sole azioni italiane scelte secondo un approccio Value, continua ad essere tra i più apprezzati dai nostri utenti. Infatti rimane uno dei portafogli più seguiti all’interno del nostro sito. Per poterlo visualizzare basta cliccare, per poterlo “seguire” o copiare basta registrarsi gratuitamente al sito AdviseOnly.
Valore Italia
I risultati di Valore Italia
Dal nostro ultimo aggiornamento (settembre 2013), il portafoglio Valore Italia è andato in crescendo, grazie alla dinamica di Borsa Italiana e all’approccio di tipo fondamentale seguito dal portafoglio. Se infatti confrontiamo l’andamento del portafoglio Valore Italia rispetto all’ETF iShares FTSE MIB rappresentativo del mercato azionario italiano, notiamo che Valore Italia ha ottenuto risultati migliori sia in termini di rischio che di performance.
ISHARES FTSE MIB |
Valore Italia |
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Performance da avvio (9 agosto 2011) | 38,35% | 87,72% |
Performance ultimi 6 mesi | 6,05% | 16,43% |
Performance da ultimo aggiornamento 20 settembre 2013 | 19,93% | 58,28% |
Volatilità storica annua | 25,72% | 16,14% |
Performance da avvio/volatilità storica annua | 1,49 | 5,44 |
L’approccio “Value” del portafoglio
Utilizzando indicatori fondamentali solidi, semplici e di buon senso il portafoglio Valore Italia rappresenta un’idea d’investimento alla portata di molti risparmiatori.
Certo, il portafoglio in sé non è alla portata di tutti, nel senso che investire in sole azioni (benché di valore rispetto al loro prezzo di mercato) richiede un’adeguata capacità di sopportazione del rischio nel tempo e un orizzonte temporale d’investimento di lungo periodo (superiore a 5 anni).
Se non conoscete la vostra propensione al rischio e orizzonte temporale, vi consiglio di effettuare il nostro Test del DNA finanziario. Ricordate inoltre che è sempre importante diversificare bene l’investimento e non mettere tutte le uova nello stesso paniere, andando ad esempio a integrare Valore Italia con un portafoglio già esistente, di natura più difensiva.
Al fine di cercare di individuare titoli di valore rispetto alla quotazione di mercato, il portafoglio si avvale principalmente di due noti indicatori: il rapporto Price/Earning (cioè il rapporto prezzo/utili o P/E) e il dividend yield (il rendimento in termini di dividendi).
A complemento dei due indicatori, sono usate anche:
- misure di solvibilità e buona struttura del capitale
- i liquidity ratios, che esprimono la capacità dell’impresa di soddisfare debiti correnti attraverso crediti correnti (si mettono a rapporto le passività correnti con le attività correnti);
- debt ratios, cioè indici che esprimono il livello d’indipendenza finanziaria di un’azienda;
- misure di solvibilità pura come lo Z-score di Altman, che misura la probabilità di default di un’azienda;
- indicatori classici utilizzati in modo non convenzionale, ma coerenti con l’esperienza empirica e la finanza comportamentale (sul punto consiglio caldamente il libro di James Montier “Behavioural investing: a practictioner’s guide to applying behavioural finance”) – noi prediligiamo titoli con un Beta (un indicatore di reattività secondo la teoria classica) basso, a prescindere dalle condizioni di mercato;
- buona capitalizzazione di Borsa;
- come criterio di controllo, buoni giudizi da parte degli analisti azionari intervistati da Bloomberg.
Alla luce del nostro monitoraggio (l’ottica è per quanto possibile Buy & Hold) – passaggio ultimo ma essenziale di un processo d’investimento – abbiamo aggiornato il portafoglio, mantenendo le dimensioni contenute in termini di numero di strumenti. Scopri come, entra in adviseonly.com!
Enrico Ciccone / Maggio 26, 2015
Non sono d’accordo sull’importanza dei parametri sopra indicati come indicativi di convenienza degli strumenti.
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Raffaele Zenti / Maggio 26, 2015
Ciao Enrico. Quali sarebbero, secondo te, quelli importanti? dacci la tua opinione.
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Enrico Ciccone / Maggio 26, 2015
Ciao Raffaele. ROE e ROA sono troppo generici e sono da contestualizzare alla struttura finanziaria ed economica dell’azienda oltre che al settore.
Inoltre sono facilmente ingannevoli.
Credo siano molto più indicativi il free cash flow medio (cash flow operativo-investimenti) in rapporto al capitale investito medio (PN + Indebit. fin netto).
Fondamentale è l’EBITDA medio (la capacità dell’azienda di mantenerlo constante in un contesto di crescita dei ricavi o meglio ancora di migliorarlo).
Altri indicatori fondamentali sono il CCN operativo medio e come viene gestito negli anni in base a stagionalità e settore.
Fondamentale più dell’indebitamente la leva finanziaria e gli oneri finanziari che questo debito genera.
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