Nel 1982 il mondo sviluppato, in particolare l’America, era entrata in quella che gli economisti chiamano l’era della “Grande Moderazione”. Un’era di calma apparente, caratterizzata da deboli recessioni, bassa e stabile inflazione. Con la “Grande Recessione del 2008”, questa sembrò giungere al termine.
Infatti, come scrive l’Economist, la Grande Moderazione sembra essere tornata: se guardiamo alle variazioni di crescita del Pil su base trimestrale, dal 2009, l’economia mostra una stabilità simile a quella degli anni precedenti alla crisi.
Non mancano, oggi come allora, osservatori che guardano con preoccupazione e scetticismo all’attuale situazione di mercato. Vediamo, quindi, perchè un ritorno alla Grande Moderazione fa sempre più paura.
Prima del 2007
Negli anni precedenti al fallimento di Lehman Brothers, parte degli economisti riteneva che l’era della moderazione fosse principalmente dovuta al comportamento tradizionale delle banche centrali per stabilizzare il ciclo economico e l’inflazione (le manovra dei tassi d’interesse). Tuttavia, bisogna anche dire che a seguito di queste manovre convenzionali, ci sono stati periodi caratterizzati da un aumento della volatilità sui mercati.
Dopo il 2008
A partire dalla crisi innescata in USA, il contagio dell’Europa e la diffusione di una disoccupazione dilagante, le banche centrali si attrezzano a mettere in atto comportamenti non convenzionali. Esse, non potendo agire più di tanto sugli strumenti tradizionali di politica monetaria (essendo i tassi d’interesse prossimi allo zero), reagiscono con misure straordinarie come il Quantitative Easing (l’acquisto di titoli con denaro fresco di nuova creazione) e la forward guidance (promesse sulle future manovre dei tassi di interesse).
In tal modo, le banche centrali sono riuscite a ridurre la volatilità sui mercati, stabilizzare i rendimenti delle obbligazioni (abbassare i famigerati spread) portandoli a livelli molto bassi e, allo stesso tempo, spingere verso l’alto il prezzo delle azioni. In alcune aree economiche, le manovre degli istituti centrali hanno anche contribuito alla riduzione dei livelli di disoccupazione.
Come mostrano i grafici seguenti, il VIX, che misura la volatilità implicita nelle opzioni sull’S&P500 ed è in prima approssimazione un indicatore del rischio atteso delle azioni), ha raggiunto i livelli più bassi dal 2007. Anche l’analoga misura di volatilità per i titoli di Stato americani ha raggiunto i minimi storici di un anno fa.
Valori bassi certamente ma, secondo alcuni, artificiosi: indotti da un orientamento di politica monetaria espansiva che potrebbe portare a situazioni di instabilità del sistema e quindi a nuove crisi.
Le quattro preoccupazioni legate al ritorno della Grande Moderazione
1. Maggiore volatilità futura
In linea con la tesi di Minsky, il contenimento della volatilità nel breve periodo genera una maggiore volatilità nel lungo termine. Questo è conseguenza dell’utilizzo di una maggiore leva finanziaria, insieme a una maggiore assunzione e concentrazione del rischio. Questa situazione potrebbe portare a un’altra crisi, anche se non della portata della “Grande Recessione del 2008”. Una crisi che la Fed avrebbe maggiore difficoltà a fronteggiare, non potendo contare sugli strumenti tradizionali di politica monetaria, essendo i tassi di interesse già prossimi allo zero.
Per questo motivo, secondo Larry Summers, è pericoloso contare solo sulla politica monetaria per rilanciare la crescita.
2. Politica monetaria restrittiva
In alternativa, una politica monetaria restrittiva nella situazione attuale di bassa inflazione e crescita irregolare,porterebbe dritti a una recessione e caduta dei tassi d’interesse (di nuovo vicino allo zero).
3. Regolamentazione per ridurre la leva finanziaria
Un’altra opzione è l’utilizzo della regolamentazione per ridurre il grado di leva finanziaria. Questo tipo di intervento, però, potrebbe limitare l’efficacia della politica monetaria, attualmente volta a incoraggiare i prestiti all’economia.
4. Crisi
Secondo diversi osservatori, l’assenza di accordi sulla politica fiscale o di un boom della produttività, potrebbe generare situazioni di crisi, in un mondo intrappolato in una situazione di bassa volatilità.
Come investire ?
Se è vero che in aggregato il ritorno della “Grande Moderazione” potrebbe spingere all’assunzione di rischi maggiori, nulla può dire la volatilità sulla futura direzione dei prezzi. Nell’elaborare la propria strategia di investimento, consigliamo un livello di rischio coerente con il vostro profilo (per scoprirlo, fate il nostro Test del DNA Finanziario), fermo restando la diversificazione del proprio investimento (sui benefici della diversificazione leggete qui e qui).
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