Il mondo sviluppato sta lentamente emergendo dalla Grande Recessione, ma alcune questioni restano sul tavolo: quanto velocemente? Quanto durerà la ripresa?
Economisti come Larry Summers hanno reintrodotto il termine di “stagnazione secolare” per descrivere ciò che ci attende. Altri osservatori guardano con ottimismo a quella che alcuni chiamano la silenziosa “rivoluzione energetica” di prodotti energetici non convenzionali quali lo shale gas (o “gas di scisto”) e il tight-oil (il petrolio non convenzionale), in atto in USA.
Vista l’importanza del fenomeno in termini di assetti economici, geopolitici e ambientali a livello globale e sui prezzi delle commodity per gli investitori, vale la pena analizzarlo a livello americano e mondiale.
Lo shale gas in USA
Un recente studio di IHS e un altro del McKinsey Global Institute mostrano che la produzione USA di shale gas e petrolio è cresciuta negli ultimi cinque anni di oltre il 50% all’anno. Il risultato è quello di una crescita sostenuta da bassi costi energetici anche nel prossimo futuro.
Gli studi mostrano inoltre come, a seguito della crescita della produzione del gas di scisto, il prezzo del gas naturale negli Stati Uniti sia sceso di circa 2/3 dal 2008, con conseguente aumento del potere di acquisto delle famiglie e vantaggi competitivi di prezzo soprattutto nelle attività ad alta intensità energetica.
In più, secondo questi studi, i prezzi del gas naturale negli USA dovrebbero rimanere notevolmente inferiori ai prezzi nel resto del mondo, almeno fino al 2020. McKinsey Global Institute stima una crescita del PIL tra il 2% e il 4% annuo con l’aggiunta di circa 1,7 milioni di posti di lavoro entro lo stesso anno.
Un altro vantaggio, secondo quanto dichiarato dall’agenzia statistica del Dipartimento dell’Energia (EIA), è rappresentato dal raggiungimento dell’autosufficienza energetica degli Stati Uniti già nel 2020. Gli USA si troverebbero così in una posizione di relativa tranquillità rispetto al resto del mondo, all’interno di uno scenario energetico globale incerto e volatile, con rischi di instabilità politica ed economica in Medio Oriente e in Africa.
A tale riguardo, gli Stati Uniti rappresentano il secondo più grande detentore di riserve di shale gas al mondo. Godono di un vantaggio tecnologico nel settore, con una vasta rete di oleodotti, raffinerie utilizzabili per lo sviluppo delle attività ad intensità energetica.
Naturalmente in questo scenario, importante è la strategia e l’azione di politica economica che il Governo adotterà, al fine di decidere lo sviluppo e la fortuna di queste fonti alternative di energia.
Le conseguenze sul resto del mondo
Rete di gas naturale in Europa
Non c’è dubbio che il successo della rivoluzione energetica negli USA modificherà fortemente gli equilibri politici e di competitività a livello globale. Lo sviluppo dello shale gas e del petrolio non convenzionale hanno già ridotto la competitività della produzione di Europa e Cina nei confronti degli USA.
I leader industriali europei sono infatti preoccupati della perdita di competitività delle loro imprese verso quelle che utilizzano gas naturale a basso costo e del conseguente spostamento della manifattura dall’Europa verso gli USA. Questo vale soprattutto per gli industriali tedeschi, il cui modello di crescita improntato sulle esportazioni soffre degli alti costi dell’energia in Europa, che attualmente vive in semistagnazione economica e rischia di veder peggiorare, anche per questo motivo, il proprio tasso di disoccupazione.
Inoltre, lo sviluppo del tight oil (petrolio non convenzionale), sta incrementando la produzione di petrolio negli Stati Uniti, che potrebbero diventare, secondo l’Agenzia Internazionale dell’Energia, il più grande produttore mondiale di petrolio.
Naturalmente tutto ciò ha dei riflessi sul prezzo del greggio, in termini di riduzione della quotazione in Borsa del petrolio prodotto negli USA.
La stessa indipendenza energetica potrebbe modificare gli assetti geopolitici: si pensi ad esempio alla progressiva riduzione dell’impegno degli Stati Uniti nel Medio Oriente.
Infine, non mancano rischi ambientali legati alla produzione di shale gas. Numerosi studi denunciano che una sua eventuale diffusione comportebbe rischi di terremoti o disastri ambientali.
Investire nella rivoluzione energetica
L’impatto che la rivoluzione energetica comporta sui prezzi del gas naturale, del petrolio e in generale sui prezzi dell’energia, nonché sull’economia americana, non può non destare l’interesse dell’investitore verso strumenti come gli ETF che investono in queste commodity.
Finora abbiamo parlato degli effetti di lungo periodo sui prezzi dell’energia, verosimilmente di riduzione delle quotazioni. È bene tenere presente, però, che nel breve periodo gli sviluppi della crisi in Ucraina potrebbero generare una certa volatilità all’interno di questa asset class.
Chi volesse investire nel gas naturale (in una direzione o nell’altra) può realizzare un portafoglio di investimento sul sito di Advise Only (è gratis, lo ricordiamo) e poi condividerlo con gli altri utenti. Ecco di seguito, quindi, alcuni ETF che investono nel gas naturale (per consultarli, basta registrarsi e accedere al nostro sito):
- ETF Short Natural Gas di tipo short;
- ETFS Eur Daily Hedged Natural Gas;
- ETF Natural Gas.
Potete monitorare il loro andamento, rischio e liquidità ogni volta che volete recandovi sul sito.
Gli ultimi due ETF investono nel gas naturale e sono denominati in dollari, quindi offrono una certa esposizione all’economia americana. Ad ogni modo, è opportuno detenerli in portafoglio in percentuale ridotta, per non esporsi troppo a questo tema di investimento.
Voi lettori, cosa ne pensate della rivoluzione energetica in atto?