La banca ti ha convinto ad acquistare un’obbligazione bancaria? Pensi di aver fatto un affarone dal punto di vista fiscale comprando una polizza unit-linked legata all’andamento dei mercati azionari? Un promotore finanziario ti ha venduto quello che, a suo dire, è il miglior fondo comune del mondo? Ti ritrovi sul conto titoli un certificato strutturato del quale – confessa – non hai mai veramente capito il meccanismo con il quale ti farà guadagnare?
Se ha risposto sì ad almeno una di queste domande, complimenti: con buonissima probabilità sei un cliente pupazzo. Come quelli di Goldman Sachs, di cui si è parlato tanto nei giorni scorsi, anche su questo blog.
Solo che Goldman Sachs i bidoni li tira ad altre banche, a società di gestione, oppure a Governi ed enti pubblici, cioè “investitori istituzionali”: professionisti insomma, gente che si suppone sappia quello che sta acquistando, gente che paga lo stipendio ad analisti ed economisti con fior fior di lauree, master e dottorato. Professionisti che non hanno grandi scuse per averci “smenato” con Goldman (o altre banche d’affari, visto che hanno tutte lo stesso genoma), se non quella di essere incompetenti e avidi.
Ma, cara mia ciurma di risparmiatori, voi siete i clienti pupazzo della banca sotto casa, della rete di promotori intorno a voi, del vostro affascinante private banker.
Polizze unit-linked
La polizza unit-linked, fiscalmente sugosa, funziona quasi sempre così: voi versate 100 euro, per dire, e subito 8-12 vengono tolti dal malloppo, perché vanno a remunerare chi vende la polizza. Li chiamano “caricamenti”. Quindi, se va bene, in realtà voi investite solo 90-92 Euro, anche se ne avete sborsati 100. Praticamente partite con l’handicap, a -8%, -10%, o anche peggio. Ma non finisce lì. Già, perché poi ogni anno vi prelevano commissioni di gestione, normalmente tra 1% e 3% l’anno. E magari c’è anche qualche ulteriore strato di commissioni e penalità varie: alla faccia del risparmio fiscale.
Capite ora? Non vi racconto balle, in una vita precedente con questi prodotti io ci avevo a che fare, quindi purtroppo li conosco bene.
Fondi comuni e Sicav
Situazione simile con i più cari tra i fondi comuni e le sicav, il cui mondo è quanto mai variegato: alcuni hanno costi equilibrati, ma purtroppo ci sono anche tante belle “sole”, prodotti con un TER (la somma di tutte le commissioni, leggete qui) tra il 2,5% e il 4%, con picchi ben più alti. Basta leggere l’articolo “Un conto salato di 2 miliardi”, comparso sull’inserto Plus del Sole 24 Ore di sabato 17 per imbattersi in mostri con oltre il 7% di TER annuo.
Ma la cosa più sorprendente è scoprire dove fanno a finire quei soldi delle commissioni: circa 2/3 delle commissioni, e spesso di più, finiscono nelle tasche di chi si occupa della vendita, cioè promotori, private banker e la struttura commerciale alle loro spalle.
Pensate che ci sono società di gestione costrette a creare diversi classi commissionali dello stesso fondo (es. una al 2%, un’altra al 3%, l’altra al 4%) solo per poter soddisfare il differente grado di avidità delle reti di promotori o banche che vendono tali fondi a livello nazionale.
Esempio: una società di gestione straniera, ha un fondo con costo (TER) del 1,5%, vorrebbe venderlo in Italia tramite una rete di promotori o sportelli, ma la rete gli dice:
“No! Dal momento che io, per vendere il tuo fondo, mi prendo il 70% del TER, 70% x 1,5% = 1,05% non è abbastanza, devi aumentarlo, creando una nuova “classe”, magari al 2,5%, così ci guadagno di più, 2.50% x 70% = 1,75%”.
E questo quando all’estero normalmente ci sono solo due classi di commissioni: una per gli istituzionali (mercato all’ingrosso), l’altra per tutti gli altri investitori.
Capite? Chi paga? Voi! E cosa pagate? Il venditore! Ma secondo voi ha senso? Secondo voi, chi ci mette più valore? Il gestore del fondo oppure il venditore?
Pensate che ci sono società di gestione che hanno creato dei fondi con classi commissionali bassissime, appositamente dedicate ai consulenti finanziari indipendenti (che non vendono, consigliano). Ma questi fondi nessuno li vuole vendere… guarda che combinazione!
Obbligazioni bancarie
Un’altra inesauribile fonte di clienti pupazzo, le obbligazioni bancarie, che siano semplici o strutturate, sono state massacrate a più riprese su questo blog (Che cosa sono le obbligazioni; la maledizione dell’obbligazione; rischio liquidità per i risparmiatori), quindi forse basta sintetizzare la situazione: spesso la banca vi appioppa queste obbligazioni a rendimenti fuori mercato, con oneri totali del 7-10%, e poi vi rende difficilissimo uscire, perché mantiene il titolo illiquido. E così si finanzia a basso costo, a vostre spese.
Risparmiatori italiani ora vi sentite dei clienti pupazzo?
Tutti parlano di Goldman Sachs e nessuno parla delle italiche “sole de noiarti”, che colpiscono proprio i risparmiatori più deboli. Si andrebbero forse a toccare rendite di posizione e potentati inviolabili?
E voi, ciurma, smettete di farvi solleticare dalla “libido speculandi”: non credete a promesse fantasmagoriche di rendimento, ma comprate prodotti finanziari adatti a voi, liquidi e con il giusto livello di costo, altrimenti potreste ottenere un risultato inaspettato…
P.S. Se siete a conoscenza di fondi, sicav, polizze unit-linked con commissioni ladrone…
Fate un fischio, scrivete qui: ci_pensa_jack@hotmail.com. Mandatemi riferimenti precisi, tipo: nome del fondo, codice ISIN, cosa non vi torna, se il prospetto è on-line mandatemi l’url.
Li facciamo neri. E scrivetemi anche su: obbligazioni bancarie che non riuscite a vendere, banche che si rifiutano di vendervi ETF, commissioni di negoziazione demenziali e qualsiasi altra fregatura. Mi raccomando: mandatemi riferimenti precisi. Bisogna argomentare.
All’arrembaggio ciurma!