In Spagna “vince” di nuovo il partito conservatore dei popolari di Mariano Rajoy (con il 33%), ma gli mancano i numeri per governare. Aumentano le probabilità di un governo di larghe intese.
A pochi giorni di distanza dalla Brexit, la Spagna è tornata al voto. Per la seconda volta in sei mesi il PP di Mariano Rajoy ha vinto le elezioni battendo gli storici rivali del partito socialista, ma avendo ottenuto solamente il 33% delle preferenze non ha i voti necessari a governare da solo.
Podevamos
Rispetto alle elezioni di dicembre, il Partito Popolare ha guadagnato 14 seggi, mentre il Partito Socialista ne ha persi 5. Al contrario di quanto prevedevano i sondaggi, il partito anti-austerity Podemos in coalizione con alcuni schieramenti di estrema sinistra, non è riuscito a guadagnare terreno e rimane il terzo partito del Paese con il 21% dei voti. In questo caso è proprio Podemos il grande sconfitto di questa tornata elettorale.
Nessun vincitore
Proprio come è successo lo scorso dicembre, il risultato delle elezioni lascia il Paese spaccato in due: a sinistra il Partito Socialista e Unidos Podemos che possono contare su 156 voti; mentre a destra la somma dei seggi del partito liberare Ciudadanos con il PP arriva a 169. Nessuno dei due schieramenti arriva ai 176 seggi necessari per avere la maggioranza. Fino ad ora i leader politici hanno escluso una terza tornata elettorale, perciò gli scenari più probabili sono essenzialmente due:
- Un governo di centro destra, nel caso in cui Rajoy riuscisse a convincere il Partito Nazionale Basco (5 seggi) e qualche altro partito minore;
- una grande coalizione tra il Partito Popolare e quello Socialista.
Eppur si muove
Il Parlamento si dovrebbe riunire il 19 luglio con l’obiettivo di votare la fiducia e da quel momento in poi i partiti hanno due mesi di tempo per eleggere un nuovo Governo. Nonostante l’empasse politica, nel 2016 il Pil della Spagna dovrebbe crescere del +2,6% ben al di sopra della media della zona euro (+1,6%) grazie al supporto della domanda interna. Il calo del PIL subito durante la crisi è stato dell’ordine del 10%, ma ad oggi l’economia sta recuperando terreno molto più velocemente di quanto non stia facendo il nostro Paese.
Tuttavia, di lavoro per il prossimo governo non manca a partire dall’eccessiva disoccupazione, che a fine 2016 dovrebbe attestarsi al 20% della forza lavoro. Insomma, ¡tengas suerte!