“I bilanci delle banche non sono stati risanati completamente, come dimostra l’elevato stock di crediti deteriorati in alcune parti dell’Eurozona”,
Mario Draghi[1]
E come dargli torto. Negli ultimi anni, i Paesi della zona euro hanno cercato di correre ai ripari incentivando lo smaltimento dei non performig loan tramite operazioni ad hoc, come la creazione del Fondo Atlante in Italia. Ma il problema non è ancora stato risolto. I cosiddetti crediti deteriorati sono un problema perché da un lato ostacolano l’erogazione di credito penalizzando la crescita economica; dall’altro limitano la portata delle azioni della BCE. Stando agli ultimi dati disponibili, nella zona euro l’ammontare di crediti deteriorati continua a crescere, con le banche di media dimensione più in difficoltà delle altre.
Il panorama europeo
Nella zona euro, ci sono circa 3300 gruppi bancari; quelli di grandi dimensioni sono 129 e vengono supervisionati direttamente dalla BCE per via del loro elevato peso specifico (l’80% del bilancio consolidato della zona euro).
Perciò dal punto di vista sistemico le restanti 3.200 banche circa sono “meno rilevanti”[2], ma lo diventano per la funzione che svolgono nell’erogazione del credito alle piccole e medie imprese (PMI), specialmente in Italia, Germania e Austria, dove si concentra l’80% della loro attività.
In effetti, stando ai dati raccolti dall’EBA (European Banking Autority) in quasi la totalità dei Paesi europei la fascia più penalizzata è proprio quella delle PMI.
[1] https://www.ecb.europa.eu/press/key/date/2016/html/sp160609.en.html
[2] La BCE le chiama “less significant institutions”