A un mese dalla Brexit, i mercati sembrano tornati alla normalità. Proviamo a trarre qualche insegnamento da quanto successo sui mercati finanziari.
È passato un mese dalla Brexit. I mercati finanziari, dopo l’iniziale fiammata di panico, si sono più che ripresi, tant’è che le performance dal 22 giugno (prima delle vendite successive al risultato elettorale britannico) al 26 luglio di una selezione di asset class sono le seguenti:
Cosa possiamo imparare?
I risparmiatori hanno infatti avuto la discutibile opportunità di assistere in diretta ad un evento di natura sistemica, cosa che non capita tutti i giorni. Le conseguenze della Brexit, per ora, sono state finanziariamente impalpabili, ma allo stesso tempo si possono ricavare alcune lezioni importanti che vale la pena esaminare in una sorta di rituale catartico.
- Basare una strategia d’investimento su questi eventi macro-politici è pura follia: sono largamente imprevedibili nel risultato e negli effetti. Può finire in catastrofe, oppure nel nulla, come nel caso Brexit, ma non si sa a priori (tipico dei sistemi complessi). Di base, vale per tutti quanto ripete Ygritte a Jon Snow nel Trono di Spade: “Tu non sai niente”.
- Nondimeno, bisogna avere un portafoglio d’investimenti “finanziariamente robusto”, in grado di reggere l’urto, qualunque sia l’esito di questo tipo di eventi. Così magari il portafoglio perde un po’, ma non drammaticamente, limitando i danni.
- Se questo tipo di eventi macro-politici è del tutto fuori dal nostro controllo, il nostro comportamento non lo è: quindi, tenete a bada i nervi, e usate il cervello. L’imperativo è “niente panico” (un tormentone, per i sottoscrittori del nostro servizio Tutor). È infatti proprio in queste situazioni che occorre tenere più saldamente la barra del timone, seguendo la strategia d’investimento scelta in precedenza. Meglio se attuata con un piano di accumulo regolare tipo PAC.
- La diversificazione dei rischi non sarà forse un concetto sexy, ma certo è utile. È grazie a un’oculata diversificazione che un portafoglio come il nostro Tattico con rischio medio e orizzonte d’investimento superiore a 3 anni, dal 22 giugno al 26 luglio 2016 si è portato a casa una performance netta del 4,28%. Con maxdrawdown (lo “scivolone massimo”) limitato a -0,95%. Non è un caso: tutti i nostri portafogli basati sulla medesima filosofia d’investimento hanno avuto dinamiche analoghe (si veda il grafico seguente).
- Market timing = tempo buttato nella tazza del water + quattrini a rischio. È un corollario dei punti precedenti: perseguire il market timing, cioè cercare di azzeccare precisamente il “trade della vita” ha davvero scarsa probabilità di successo e molti rischi. Ergo, meglio non fare i fenomeni e non dare ascolto a chi promette risultati miracolosi.
I nostri portafogli, alle prese con la Brexit
La nostra scelta di mantenere la calma in attesa di valutare meglio l’impatto del referendum inglese, gestendo in modo sistematico i rischi con grande attenzione alle valutazioni di mercato, ha dato i suoi frutti. Nel grafico sottostante l’andamento positivo dei nostri portafogli, a cavallo dell’evento:
I nostri portafogli vengono aggiornati in modo costante, per renderli adatti ai mutamenti del mercato.
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Gianni / Luglio 28, 2016
Siete davvero bravi!!!
Ma è quindi per divetsificazione che tenete tanto azionario USA nei portafogli nonostante sembri (dal CAPE) abbia pessime valutazioni?
P.S. se ti piace Game of Thrones, ti suggerisco di vederlo in inglese, è molto più bello.
I doppiatori Italiani sono in genere bravi, ma si concentrano sui personaggi principali, vanno bene in film con pochi protagonisti, mentre si perde qualità quando c’è una moltitudine di personaggi da doppiare di cui molti protoganisti.
Per chi ama l’analisi value, lron Bank: “cross the narrow sea your books are filled with words like usurper, and madman, and blood right, here our books are filled with numbers, we prefer the stories they tell, more plain, less open to interpretation” 🙂
https://youtu.be/fJihLGtcHwA (dal min. 3)
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Raffaele Zenti / Luglio 28, 2016
L’azionario USA è presente in modo abbastanza diffuso nei portafogli perché ha valutazioni così così (ma comunque non pessime), certo, ma è denominato in USD e tende a comportarsi meglio di altri mercati in caso di maretta. Ci sono grandi multinazionali solide che pagano buoni dividendi, il grosso dell’IT mondiale, ecc. Ed è un’economia che sta meglio della maggior parte delle altre.
PS: non guardo la serie GoT, leggo solo i libri – ehm ehm, da quando G.R.R. Martin era sconosciuto ai più… Ma prima o poi la guarderò.
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