L’inflazione: se ante pandemia sembrava quasi solo un problema da “banca centrale”, la chiusura di quasi tutte le attività commerciali e produttive ha provocato uno shock dell’offerta e una rottura dei processi di produzione e distribuzione che a loro volta hanno causato un incremento dei costi di produzione, con un impatto negativo sul costo dei beni, esacerbato in seguito dalla guerra russa in Ucraina.
Nel caso si volesse investire seguendo l’andamento dei prezzi, esistono diversi strumenti i cui rendimenti sono positivamente correlati al loro andamento, come per esempio i titoli di Stato italiani indicizzati all’inflazione, il cui capitale rimborsato a scadenza e le cedole pagate semestralmente sono rivalutati sulla base dell’inflazione nazionale.
Come calcolare l’inflazione del futuro?
La domanda riassume il concetto di aspettativa d’inflazione. Il modo più ovvio per avere un’idea di quanto potrà essere l’inflazione nel futuro è affidarsi alle previsioni di istituti specializzati (per esempio il Fondo monetario internazionale). Oppure si possono consultare più esperti contemporaneamente mediante sondaggi. Ma, si sa, gli esperti spesso sbagliano, specie in tema di previsioni economiche.
Allora sempre più spesso si tenta di capire la tendenza futura dell’inflazione – e di altre variabili economiche e finanziarie – direttamente dalle quotazioni dei mercati. Come? Utilizzando il tasso d’inflazione di break-even.
Calcolare le aspettative di inflazione partendo dai Btp
Premessa: ci sono molti modi per analizzare il rendimento nominale a scadenza di un’obbligazione “classica” a cedola fissa. Uno di questo è scomporlo come segue:
rendimento nominale ≈ rendimento reale + tasso atteso d’inflazione
Grazie a questa formuletta si può arrivare alle attese d’inflazione. Quindi, utilizzando il rendimento reale dei Btp legati all’inflazione, ci si può lanciare in un’ardita operazione: ricavare il tasso atteso d’inflazione. Basta sottrarre al rendimento nominale di un Btp classico quello reale di un Btp legato all’inflazione, come il Btp Italia, purché i due titoli abbiano scadenza simile. In pratica:
tasso atteso d’inflazione in Italia ≈ rendimento nominale Btp “classico” – rendimento reale Btp Italia
Il tasso di inflazione atteso così ricavato si chiama “tasso di inflazione break even” e si riferisce alla scadenza comune dei due Btp. Ripetendo l’operazione per varie scadenze, si riescono a ottenere le attese d’inflazione “implicite” nelle quotazioni dei mercati obbligazionari per vari anni a venire.
Come investire in base al tasso d’inflazione break-even?
Dal confronto tra le proprie attese d’inflazione e i tassi break-even è anche possibile operare utilizzando obbligazioni legate all’inflazione. Infatti, la meccanica del prezzo di un titolo indicizzato all’inflazione è, nella sua essenza, semplice:
- se, a parità di altre condizioni, il tasso d’inflazione realizzato si rivela più elevato del tasso break-even al momento dell’acquisto, il prezzo del titoli indicizzato sale rispetto al valore d’acquisto (perché aumenta il valore di cedole e/o capitale, rivalutate a un tasso d’inflazione più alto del previsto);
- al contrario, se l’inflazione realizzata risulta inferiore, il prezzo del titolo scende.
Quindi, la regola operativa per chi fa investimenti di natura tattica (anche della durata pluriennale, s’intende), è di immediata derivazione: se si reputa che gli attuali tassi di break-even siano troppo bassi e si è convinti che l’inflazione sarà superiore, si può sperare di realizzare una plusvalenza investendo nei titoli indicizzati all’inflazione. Viceversa, meglio vendere.
Passiamo ora ai “cassettisti”: coloro che vogliono detenere il titolo fino alla scadenza, magari avendolo acquistato in asta (usufruendo così del premio fedeltà che abbiamo visto in riferimento ai vari titoli di questa famiglia. Costoro hanno bloccato il rendimento reale al momento dell’acquisto e possono tranquillamente ignorare questo ragionamento e le oscillazioni dell’inflazione (come detto, è il rendimento reale che risulta bloccato, mentre quello nominale oscilla per effetto delle rivalutazioni legate all’inflazione).
Questi sono i vantaggi della riposante vita da “cassettista”.