Non è più tempo di “attenti al lupo”, ma di “attenti a Draghi e Powell”. E in generale alle mosse delle banche centrali. Di recente, abbiamo assistito al proseguimento delle misure accomodanti da parte della BCE, la quale, anche con la nuova Presidente Lagarde, si appresta a tenere fermi i tassi d’interesse sui prestiti ai minimi storici, così come l’avvio di un nuovo Quantitative Easing. E anche la Fed non è da meno. È infatti ormai scontato che, sotto la pressione di Donald Trump, la Fed sceglierà la strada dell’ammorbidimento monetario. In linea con quanto farà la Bce.
Ma Fed e Bce non sono le uniche banche centrali accomodanti; prima delle loro decisioni, i mercati avevano già registrato tagli decisi dalle autorità monetarie di Corea del Sud, Indonesia e Sud Africa. Non solo, in primavera a muoversi erano state inizialmente le banche centrali di Nuova Zelanda, India, Malaysia e Filippine.
Quindi sembra facile prevedere come presto potrebbe muoversi anche la Bank of England, seppur paralizzata dalle tensioni sul futuro della Brexit. Né va trascurata, ovviamente, la serie di interventi espansivi (e sul cambio dello yuan) che hanno caratterizzato la politica monetaria cinese sotto la pressione dell’offensiva di Donald Trump sui dazi.
Ma tutto questo che effetti ha sui mercati finanziari, e, nello specifico, sul prezzo delle azioni?
Da cosa dipende il prezzo di un’azione
Innanzitutto, premettiamo che le fluttuazioni dei prezzi delle azioni1 che osserviamo tutti i giorni sono in gran parte imprevedibili. I prezzi delle azioni seguono infatti un sentiero pressoché aleatorio (random walk), proprio come una molecola che fluttua in un fluido: in modo quasi imprevedibile.
I prezzi dei titoli azionari cambiano ogni giorno, a seconda della domanda e dell’offerta sul mercato. Se ci sono più persone che vogliono comprare un’azione (domanda) di quelle che vogliono venderla (offerta), allora il prezzo sale. Invece, se ci sono più persone che vogliono vendere rispetto a quanti vogliono comprare, allora c’è più offerta che domanda e il prezzo scende. Ma ad influenzare il prezzo non è solo la relazione tra domanda e offerta; ll prezzo di un’azione dipende:
- positivamente dai dividendi futuri che il mercato si attende che la società pagherà nel tempo;
- negativamente dai tasso d’interesse offerti dai mercati obbligazionari;
- negativamente dal valore del premio al rischio richiesto dagli investitori per detenere le azioni (in genere ritenute più rischiose delle obbligazioni).
Inoltre, le informazioni o le notizie a disposizione degli operatori sul mercato influiscono sulle variazioni di prezzo. Tra queste notizie, ci sono appunto quelle di politica monetaria e le decisioni sui tassi d’interesse dei prestiti concessi dalle banche.
Quali sono gli effetti sulle azioni di una politica monetaria espansiva?
Come si muoverà il mercato azionario a seguito di una politica monetaria espansiva delle Banche centrali? La risposta è: dipende dalle aspettative del mercato. Ovvero:
Caso 1: il mercato azionario riesce ad anticipare la politica monetaria espansiva. In questo caso né i dividendi futuri attesi, né i tassi d’interesse futuri attesi varieranno essendo l’evento già previsto; i prezzi delle azioni resteranno gli stessi;
Caso 2: la manovra espansiva da parte della BC è in parte inattesa. In questo caso il prezzo delle azioni aumenterà:
- per effetto di una riduzione temporanea dei tassi d’interesse;
- per effetto di un aumento della produzione, dei profitti e quindi dei dividendi.
I suoi effetti sui mercati: il caso del Dow Jones
Prendiamo come esempio l’andamento del Dow Jones nel 1998 quando la FED, dopo aver ridotto un mese prima i tassi d’interesse dello 0,5%, decise a sorpresa di tagliare nuovamente i tassi dello 0,25%. Come descritto nel secondo punto sui possibili effetti di una politica monetaria espansiva, l’indice Dow Jones aumentò di oltre il 3%.
Ad ogni modo, non è immediato stabilire una relazione univoca tra l’andamento dei tassi ed i mercati finanziari2, quindi è sempre preferibile costruire un portafoglio equilibrato, che sarà in grado di offrire rendimenti elevati in diverse situazioni di mercato, della serie “la migliore asset allocation è quella che ha maggiori probabilità di performare bene in diverse condizioni di mercato”.
1 – #ABCFinanza: da cosa dipende il prezzo di un’azione?
2 – #ABCfinanza: Draghi per tutti. Le mosse della Bce spiegate con semplicità